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KNOCKOUT - RESA DEI CONTI
(HAYWIRE)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 5 marzo 2012
 
di Steven Soderbergh, con Gina Carano, Channing Tatum, Michael Fassbender, Michael Douglas, Ewan McGregor, Antonio Banderas (Stati Uniti, 2011)
 
Che a Steven Soderbergh capiti di possedere la mano magica dell'autore capace di trascendere ogni soggetto non è un mistero. Ed era dal 1999 dell'indimenticato e sottovalutato L'INGLESE (THE LIMEY) che non girava più un noir. Un noir che, appunto, non era soltanto un noir: ma un mosaico commovente della memoria, scavato grazie ad un'arte sopraffina del flashback, di un andirivieni temporale che permeava di malinconia l'alito gelido della vendetta. E il malessere ritrovato di tutta un'epoca: perché la forza del ricordo il regista l'aveva costruita introducendo alcune sequenze giovanili di due protagonisti dal peso mitico di Terence Stamp e Peter Fonda.

Ora, Soderbergh ha scoperto Gina Carano, star mondiale delle arti marziali. Ed i flashback a ripetizione servono ormai a tutt'altri scopi; visto che gli è nata l'idea, effettivamente golosa, di confrontarla (fisicamente, fisicamente...) al Gotha dei maschi più dotati in circolazione. Da quelli che le recentissime affezionate dell'action movie riterranno probabilmente stagionati, come Michael Douglas; a riferimenti già più recenti come Antonio Banderas o Ewan McGregor, fino al massimo attualmente in circolazione, Michael Fassbender. Esponente tra il serio e il faceto di un femminismo corporale che rende obsoleto quello alla KILL BILL, la nostra ddcide di massacrarli, uno dopo l'altro, a pugni e calci più o meno professionali, da una capitale europea all'altra, dopo aver scoperto i loro vari doppiogiochismi. Ma è al cranio del favoloso seduttore di SHAME che finirà per riservare un consumo di particolare privilegio: come dire, quello di una noce frantumata ad arte fra le proprie cosce.

Inutile allora cercare nello sviluppo a tratti approssimativo e non proprio avvincente di vendette spionistiche di questo KNOCKOUT - RESA DEI CONTI altro che pura dinamica e forza d'urto, coreografie esperte di archetipi d'azione: e dimenticatevi di nozioni d'intrigo drammatico, indagine psicologica, partecipazione emotiva per non dire commossa. Piuttosto una certa raffinatezza quasi iperrealista dello stile: di un modo di gommare le scene più furibonde togliendo il suono d'ambiente per aggiungervi un eco jazzy, sfuggire dal sistema in una sorta di elegante balletto, in una disinvolta destrutturazione della visione. E dedicarsi alla varietà degli ambienti, dei colori slavati, le lunghe carellate, l'apparente noncuranza nel girare le sequenze di repertorio: fra i passanti che si girano sorpresi, quasi fossero presi alla sprovvista in un documentario. Per ricadere fra le braccia, o piuttosto fra i piedi della forzuta protagonista dall'immutevole espressione. Tutto il profumo del cinema d'autore; con divertimento e, forse eccessiva scioltezza.


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